C’è posto lì da voi?!


Da qualche giorno è stata pubblicata l’ordinanza sui trasferimenti. 

Ogni anno è attesa con ansia da tanti colleghi, desiderosi di trovare una sede più vicina a casa o una scuola in cui poter lavorare più tranquilli.

Forse in questi ultimi anni  è questa la più frequente motivazione alla base delle richieste di spostamento: “Non ne posso più! Voglio andarmene!”

Ne parlavo l’altro giorno con una mia collega, Giulia, che insegna storia dell’arte in un liceo della provincia.

“Nella mia scuola vorremmo scappare tutti! Pensa che se ne sono andati gli amministrativi quasi al completo! E quando è così, vuol dire che il dirigente ha creato un ambiente invivibile. Come mi piacerebbe poter venire nelle tua scuola! C’è posto lì da voi?”

Giulia si lamenta spesso con me del clima pesante che si respira da lei. Ho avuto modo di lavorare con il suo dirigente ed è proprio vero che è una persona impossibile. 

Asfissiante, direi.

Stravolge a suo piacere la lettura delle norme e non si riesce mai ad avere con lui un confronto sereno, dal momento che nella sua mente la scuola è costituita da una struttura rigidamente verticistica, in cui la parola “democrazia” non è contemplata.

E’ talmente concentrato su se stesso da non accorgersi che nel “suo” istituto non c’è una sola persona che lavori serena. Non è uomo da guardarsi intorno, al punto da riuscire a provare empatia per gli altri, a capire cosa provano. Esiste solo la sua lettura della realtà. Per affermarla spesso e volentieri alza la voce, fino ad assumere un tono stridulo ed aggressivo, che mette a disagio anche la persona più equilibrata.

Povera la “mia” ex-scuola!

A me dispiace, perché quello è stato il liceo in cui ho lavorato con maggior piacere e che ho dovuto abbandonare per colpa della Mariastrega e dei suoi maledetti tagli.

La mia nostalgia, forte e ancora dolorosa, è mitigata dall’idea che almeno non mi ritrovo a vivere in quella tensione, perché è proprio brutto lavorare senza serenità e ritrovarsi ad aspettare con ansia l’ordinanza dei trasferimenti con la speranza di riuscire a lasciare una scuola in cui l’aria si è fatta irrespirabile.