È solo una questione di merito?


Alea iacta est

“Lasciamoli lavorare!” 

È questo che – di solito –  si dice e si scrive, quando un governo inizia il suo cammino.

Va precisata subito una cosa: l’esordio non lascia presagire nulla di buono. 

Ed il “nulla di buono” sta già tutto in quella parolina aggiunta accanto al titolo del nostro ministero: “merito”.

Un termine assai caro a tanta parte dei dirigenti scolastici, ad una certa parte del mondo politico. Ad una parte della sinistra, anche.

Di criterio del merito da applicare all’interno del mondo della scuola si discute da anni e quasi sempre si sono dette e scritte tante cose, senza mai arrivare a nulla.

Nel merito.

Sono state prese decisioni discutibili ed, inevitabilmente, impopolari, che hanno contribuito ad accentrare il potere dove si trovava già: all’interno delle Presidenze, senza arrivare mai al nucleo del problema e, cioè, a dare una vera e significativa gratificazione a dei lavoratori, quelli che la scuola la fanno tutti i giorni da sempre, i quali si sono fatti carico, in questi ultimi due anni, di tutte le mancanze che hanno caratterizzato – per ignavia e per incompetenza – il mondo della politica.

I docenti e tutto il personale si sono fatti carico del coraggio, il grande assente dalle scene in questi mesi passati.

Del nuovo Ministro, dunque, potremo discutere quando saranno più chiare le sue intenzioni.

Di quelli vecchi, dell’ultimo in particolare, si può, però dire molto.

Molto spesso – tra colleghi – ci siamo chiesti quali mai potessero essere stati negli anni i criteri con cui i ministri della Pubblica Istruzione sono stati designati.

(anni in cui – va detto con chiarezza – la sinistra ha avuto quasi sempre la possibilità di dire la sua, nella scelta)

L’ultimo ministro, in particolare, è stato, a dire poco, desolante, deludente.

A leggere le sue dichiarazioni (spesso semplici lanci di agenzia, buttati lì, senza molto senso), si aveva spesso la reazione che si ha quando, in gita familiare e di gruppo, il cugino scemo (c’è SEMPRE un cugino scemo nel gruppo) fa la sua dichiarazione che mette tutti in imbarazzo.

Ci si girava dall’altra parte, facendo finta di nulla, nella speranza che nessuno si accorgesse di quanto era stato appena detto. Che tutto cadesse presto nell’oblio. Ecco: dell’ultimo nostro Ministro speriamo questo, che cada presto nell’oblio che merita. Tutto quanto.

L’ultimo Ministro è stato quasi sempre imbarazzante, indisponente, arrogante nei nostri confronti. 

Invece di rendere merito a chi, nonostante tutto e tutti – ha portato avanti questa baracca fatiscente, che in tempi di COVID ha mostrato bene tutti i suoi spifferi (metaforici e reali), egli ha preferito attaccare, ridicolizzare, mortificare e spaventare un’intera categoria di lavoratori. Dividerli.

Quindi, sia chiaro: gli ultimi ministri della Pubblica Istruzione non hanno dimostrato di possedere né le competenze né la sensibilità per portare avanti un compito così delicato.

(…e che dire dei famosi banchi a rotelle? dell’afasia dei primi giorni di lockdown, quando noi docenti abbiamo dovuto organizzare la didattica a distanza completamente da soli ed in autonomia, con i nostri tablet ed i nostri computer e le nostre connessioni?)

Lasciamoli lavorare, dunque. Entreremo nel merito appena possibile. 

(io, però, mi faccio pochissime illusioni, sia chiaro fin da subito)

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