Eccellenze


Come ho già detto più volte, non amo usare questa parola quando si parla di scuola. 

Mi rimanda ai tempi detestabili di Mussolini. Oppure al modo in cui ci si rivolge con deferenza ad autorità quali il Prefetto, o i Vescovo. Tutte cose importanti (non la prima, certamente: Mussolini era e resta un odioso dittatore), ma che non hanno a che vedere con gesso, libri e LIM.

O con i ragazzi, con quello che sono davvero.

Da quando al nostro augusto Ministero della (Pubblica) Istruzione è stato aggiunto anche il termine “Merito”, sui media è stato tutto un fiorire di storie di studenti “eccezionali”, che hanno fatto milioni di cose contemporaneamente, magari sottraendo ore al sonno, tentando, appunto, di essere delle “eccellenze”.

Si sono distinti dalla massa grigia di quelli che sgobbano, faticano, ma non brillano, se non ad intermittenza, come le lucciole.

Ribadisco una cosa che ho detto più volte (evidentemente repetita non iuvant): quelle che vengono definite in quel modo, “eccellenze” sono assai rare e – soprattutto – NON sono merito degli insegnanti. O dei genitori.

Anzi: i docenti, in particolare, dovrebbero considerare un privilegio il fatto di essere entrati in contatto con alunni dotati in modo straordinario e dovrebbero anche evitare di rovinare la loro esistenza, nel tentativo di normalizzarli, fenomeno che si ripete assai spesso, nelle nostre classi.

La scuola non serve a preparare eccellenze. Il suo compito è spingere tutti – ma proprio tutti – a prendere coscienza dei loro talenti e a farli fruttare. Quanto più sia possibile. Pochi o tanti che siano.

Noi insegnanti abbiamo davanti questo compito davvero arduo: cercare di capire chi abbiamo davanti, nonostante gli schermi che mette per difendersi da noi, poi spingerlo a lavorare, soprattutto su se stesso. A farsi domande sul mondo, sulle cose, sui fenomeni.

Se saremo riusciti anche solo ad accendere quelle piccole lampade, saremo noi ad aver fatto un eccellente lavoro, perché quelle persone (perché – non dimentichiamolo – sono persone e non “alunno 1”, “alunno 2”, come vorrebbero farci credere e scrivere).

Dietro le storie di eccellenza tanto sbandierate sui e dai giornali, ci sono spesso le incredibili vanità dei genitori, che, altrettanto spesso, pressano ragazzi fragili e cedevoli rispetto alle aspettative che arrivano dagli adulti.

Andrei molto cauta con l’eccessiva e precoce voglia di far emergere i nostri figli: a volte non sono in grado di gestire i loro stessi talenti ed il tentativo di scalare il successo, ancor prima di capire quali siano i loro desideri.

Non hanno gli strumenti giusti. Per difendersi, soprattutto. Da noi, soprattutto.

Un paio di ragazzi davvero eccellenti che ho avuto modo di conoscere al liceo e che hanno deciso di uccidersi (apparentemente senza spiegazione alcuna) durante gli anni dell’università, mi hanno spinto ad una riflessione radicale su questo tema.

La normalità non è affatto male. C’è sempre tempo per arrivare. Sempre.

  • Eccellenze
    Come ho già detto più volte, non amo usare questa parola quando si parla di scuola.  Mi rimanda ai tempi detestabili di Mussolini. Oppure al modo in cui ci si rivolge con deferenza ad autorità quali il Prefetto, o i Vescovo. Tutte cose importanti (non la prima, certamente: Mussolini era e resta un odioso dittatore),… Leggi tutto: Eccellenze
  • È solo una questione di merito?
    “Lasciamoli lavorare!”  È questo che – di solito –  si dice e si scrive, quando un governo inizia il suo cammino. Va precisata subito una cosa: l’esordio non lascia presagire nulla di buono.  Ed il “nulla di buono” sta già tutto in quella parolina aggiunta accanto al titolo del nostro ministero: “merito”. Un termine assai… Leggi tutto: È solo una questione di merito?
  • GUERRE PUNICHE E SAPERI TECNICI
    GUERRE PUNICHE E SAPERI TECNICI “Siamo alle solite, Calimero!”- come si diceva una volta a Carosello. Ecco qua l’ennesimo politico in cerca di visibilità, che se ne arriva con la consueta, inutile, sciocca, vuota, contrapposizione tra saperi nella scuola italiana. Sapere tecnico versus quello umanistico. Fight Club: accomodatevi, signori e signore! Ci troviamo ancora una… Leggi tutto: GUERRE PUNICHE E SAPERI TECNICI
  • GIORNATE FATICOSE
    GIORNATE FATICOSE In una delle mie classi ho messo su un piccolo laboratorio di haiku. È la seconda volta che mi capita: credo che – nell’anno (il secondo) in cui in classe si lavora in modo “tecnico” sul testo poetico – fare poesia in modo concreto, aiuti a capire quanto faticoso sia l’atto creativo di… Leggi tutto: GIORNATE FATICOSE
  • PROVE SCRITTE
    PROVE SCRITTE Si tratta di un’impressione “a caldo” e, forse, proprio per questo, lascerà il tempo che trova,   verrà interpretata come lo sfogo di una docente eccessivamente preoccupata.  Tuttavia questo sempre più probabile annullamento delle prove scritte dell’Esame di Stato si porta dietro un inevitabile senso di fallimento.  Di perdita di una cosa importante.… Leggi tutto: PROVE SCRITTE
  • DEDIZIONE
    DEDIZIONE A scorrere i comunicati stampa dei Ministri della (Pubblica) Istruzione degli ultimi anni (ma, secondo me, anche degli ultimi decenni) non ce n’è uno – che sia uno – che, pubblicato all’inizio del mandato, non abbia fatto pervenire ai giornalisti solenni parole di elogio dell’opera degli insegnanti, che – immancabilmente – erano potenziate e… Leggi tutto: DEDIZIONE
  • EDUCAZIONE CIVICA
    EDUCAZIONE CIVICA Breve storia triste: c’era una volta l’Educazione Civica, materia un tempo un tantino reietta dalla maggior parte dei docenti e compito quasi esclusivo di quelli che insegnavano materie letterarie. (un lemure, dopo tanti tagli selvaggi) Chi la praticava, riusciva ad inserirla a forza in progetti di classe non finanziati e totalmente autogestiti. Chi… Leggi tutto: EDUCAZIONE CIVICA
  • “LA MASCHERINA!”
    “LA MASCHERINA!” “Luca, tira su quella mascherina!” Sbuffa. “Prof! Mi sento soffocare! Non ce la faccio a tenerla!” Punto il dito contro di lui. “Non vorrai mica fare la quinta, eh?!” “Per carità!” – dice, mettendosi a ridere e riassestando sul naso la mascherina che poco prima era calata giù. (cosa che gli “capita” praticamente… Leggi tutto: “LA MASCHERINA!”
  • NEMMENO I BUONI PASTO
    NEMMENO I BUONI PASTO Tra un cambio di ora e l’altro – trafelate – io ed una collega ci incontriamo in corridoio. “A che ora finisci?” – mi chiede. “Per fortuna sto uscendo. Questa, per oggi, era l’ultima. Tu?” Lei scuote la testa. Ha l’aria stanca, come tutti noi, in queste settimane. “Per carità! Oggi… Leggi tutto: NEMMENO I BUONI PASTO
  • TRECENTOVENTISEI
    “Come mai sei così arrabbiata?” – esordisco al telefono, sentendo subito il tono di voce di chi sta dall’altra parte. Paola è una mia collega, conosciuta nei lunghi anni di precariato, trascorsi da entrambe nei più disparati angoli della provincia.  Lei arrivava dalla Capitale, ma, zitta zitta, era riuscita a trovare una cattedra non troppo… Leggi tutto: TRECENTOVENTISEI